sabato 17 novembre 2007

UN'ALTRA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE E' POSSIBILE, PREPARIAMOLA INSIEME!

RELAZIONE DEL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, TENUTA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL PARTITO A NAPOLI IL 3 MARZO 2007.

Compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori tutti, benvenuti a questa importante iniziativa del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che per la prima volta nella sua ancor breve ma intensa e significativa storia da Napoli si rivolge all’intero proletariato italiano. Dopo le significative iniziative di carattere organizzativo tenute nel mese di dicembre 2006 a Roma per le regioni del centro e a Milano per quelle del nord, non a caso abbiamo scelto Napoli, quale maggiore città di quel Mezzogiorno che, a circa 150 anni dall’unità d’Italia, dallo Stato capitalistico continua ad essere particolarmente penalizzato nello sviluppo sociale e nel soddisfacimento dei diritti e dei bisogni delle popolazioni e, principalmente, della classe lavoratrice, ancora in larga parte costretta ad emigrare per poter lavorare e vivere meno drammaticamente. Ma per il PCIML non esiste una questione meridionale o settentrionale, bensì esiste la questione del sistema capitalistico da sconfiggere al più presto possibile per liberare i lavoratori del braccio e della mente dallo sfruttamento padronale e per costruire la società socialista.
Molti compagni, lavoratori e cittadini che non hanno ancora avuto modo di conoscerci si chiedono chi siamo, da dove veniamo e quali obiettivi ci proponiamo. Il gruppo dirigente del nostro Partito affonda le sue radici ideali e culturali nei principi filosofici, politici e strategici del marxismo-leninismo e nella dottrina scientifica del materialismo dialettico e del materialismo storico e si riconosce nell’esperienza storica della lotta politica marxista-leninista sviluppatasi nel nostro paese e altrove dall’inizio del ventesimo secolo ad oggi. Per marxismo-leninismo noi intendiamo la natura coerentemente di classe e rivoluzionaria della lotta del proletariato per costruire la società socialista e per edificare quella comunista, così come ci è stato insegnato dai nostri quattro unici grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Il marxismo-leninismo, come sviluppo teorico e autorevole enunciazione, si e fermato alla morte del compagno Stalin. Il marxismo-leninismo è la dottrina comunista ed è la strategia politica e rivoluzionaria per sconfiggere il capitalismo e costruire il socialismo sulla Terra, così come sono stati definiti dai quattro geniali Maestri, non ci sono stati altri arricchimenti e neppure occorrono per la conquista del socialismo nei singoli paesi e sull’intero Pianeta. La via per il socialismo è una sola, pienamente confermata anche dall’esperienza storica del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, ed è la lotta di classe e rivoluzionaria, cioè la via rivoluzionaria al socialismo, non ci sono altre strade, già condannate nei principi del socialismo scientifico e letteralmente sconfitte dall’esperienza storica. Le variopinte e cosiddette tenze vie, le socialdemocrazie e il riformismo sono strumenti ignobili di difesa e di sopravvivenza del barbaro sistema capitalistico.
La storia della lotta di classe del movimento operaio mondiale dalla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista del 1848 ad oggi ci ha ampiamente dimostrato che il nemico principale e dichiarato della costruzione del socialismo è il revisionismo della dottrina rivoluzionaria del marxismo-leninuismo e che è un nemico ancora peggiore di quello rappresentato dal capitalismo, perché nasce e si sviluppa all’interno stesso del movimento operaio e subdolo riesce a ingannare e imbrogliare le masse lavoratrici. Il revisionismo, sia quando governa lo Stato e il sistema capitalistico e sia quando è all’opposizione per opportunismo elettorale, rimane sempre un alleato degli interessi della classe borghese. Possiamo definire i partiti revisionisti come una barricata di sinistra del sistema capitalistico che strumentalizzando e utilizzando impropriamente le parole “comunista o comunismo, socialista o socialismo, lotta oppure partito di governo e di opposizione” ostacolano la formazione della coscienza autenticamente di classe e rivoluzionaria delle masse lavoratrici e rendono difficile, oggi come ieri, la formazione di un grande partito marxista-leninista che possa cominciare a far tremare il sistema della dittatura capitalistica e avanzare sulla via della Rivoluzione socialista e della conquista del potere politico da parte della classe proletaria. Ciò è ampiamente dimostrato dalla funzione a sostegno dello Stato e del regime capitalistico che ha svolto in Italia l’ex PCI revisionista e che allo stesso modo svolgono attualmente i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani. Rendono un servizio utile alla sopravvivenza del sistema padronale anche tutte quelle organizzazioni politiche revisioniste esistenti nel panorama politico italiano che si richiamano al maoismo, al Che e ai vari e diversi filoni del revisionismo storico, contro cui con forza teorica e politica hanno combattuto i nostri Maestri. La verità è che senza sconfiggere il revisionismo non sarà possibile neanche costruire il socialismo! Per noi il pensiero e l’opera del compagno Stalin costituiscono lo spartiacque tra marxismo-leninismo e revisionismo, nel senso che gli antistalinisti sono anche revisionisti e antimarxisti-leninisti.
Dopo la sconfitta subita dal socialismo realizzato nel ventesimo secolo ad opera scellerata della nuova maggioranza revisionista insediatasi alla guida del ventesimo congresso del PCUS e dello Stato Sovietico nel 1956 e prima della nascita del nostro Partito, 3 dicembre 1999, in Italia la classe lavoratrice era priva del proprio Partito di classe e rivoluzionario per poter avanzare sulla strada che conduce al socialismo e non aveva una propria e fedele rappresentanza politica nei conflitti sociali col nemico di classe. Il PCIML è l’erede naturale dell’ esperienza rivoluzionaria fatta dal movimento comunista negli ultimi due secoli, della breve ma eroica esistenza della Comune di Parigi del 1871, della rivoluzione russa del 1905, della gloriosa e prima vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre del 7 novembre 1917, della nascita, il 21 gennaio 1921, e del difficile cammino del Partito Comunista d’Italia e della grandiosa ed esaltante costruzione del socialismo nella gloriosa Unione Sovietica sotto la guida ineguagliabile di Lenin e Stalin. Questo è il nostro Partito, questa è la nostra formazione e questo è il nostro obiettivo storico, cioè la conquista della società socialista in Italia.
Non a caso abbiamo titolato la manifestazione di oggi “Un’altra Rivoluzione d’Ottobre è possibile, prepariamola insieme”, perché la classe lavoratrice sfruttata e schiavizzata dalla dannata classe padronale non smetterà mai di lottare fin quando non si sarà liberata dalle catene secolari dello sfruttamento e della schiavitù sociale. La lotta di classe è generata dall’esistenza delle classi stesse e cesserà di esistere solo con la loro scomparsa nella società comunista. Sin da quando agli albori dell’umanità si formò la minoritaria classe padronale che impose la sua dittatura economica e sociale sulla maggioritaria classe sottomessa, i lavoratori sfruttati e ridotti a vivere di stenti lottano per liberarsi. Con la Rivoluzione d’Ottobre per la prima volta nella storia la classe lavoratrice russa conquista il potere politico e avvia a compimento quella grandiosa epopea che è stata il socialismo realizzato nel mondo nel corso del ventesimo secolo. Come non ricordare qui le conquiste scientifiche e sociali dell’Unione Sovietica e la strepitosa vittoria dell’Armata Rossa sul nazifascismo e anche sul capitalismo e l’imperialismo che avevano inizialmente sperato nella vittoria della Germania nazista sul paese dei Soviet. Quell’epopea è stata possibile grazie all’esistenza del Partito Comunista bolscevico, voluto e costruito da Lenin e Stalin, grazie all’esistenza e all’opera della Terza Internazionale e grazie alla maggioranza marxista-leninista che nell’URSS era alla guida del Partito e dello Stato. Ma la lotta di classe nella fase di costruzione del socialismo – quando avanza il processo di collettivizzazione di ogni attività sociale - continua anche nel Partito, dove si confrontano i coerenti marxisti-leninisti, che posseggono una conseguente formazione politica di classe e rivoluzionaria, e quelli, purtroppo, ancora condizionati dalla residua cultura borghese e religiosa rimasta in loro. Purtroppo ancora una volta, dopo le lotte degli schiavi, la Comune di Parigi, la Rivoluzione del 1905 e quella vittoriosa del 1917, ha vinto la classe padronale col concorso diretto del revisionismo. Ma la storia non finisce qui e il cammino verso il socialismo riprende più deciso e vigoroso che mai.
Tra due giorni ricorre il 54° anniversario della morte del grende condottiero, del grande statista comunista, del grande marxista-leninista, del grande Maestro e dell’Uomo più amato e pianto dai popoli, il compagno e padre del socialismo realizzato sino ad oggi Giuseppe Stalin. Con grande commozione noi stamattina andiamo col pensiero ai giorni di dolore della sua morte, quando il proletariato di tutto il mondo lo piangeva e quando sospendendo il lavoro si inchinò sulla sua bara e lo salutò per l’ultima volta in lacrime. Stalin è stato l’erede e il continuatore più fedele del pensiero e l’opera di Lenin, è stato l’eroe del socialismo realizzato, con lui in vita i revisionisti traditori della causa socialista tremavano ma, innanzitutto, il compagno Stalin era ed è rimasto il terrore della classe sfruttatrice ed è per questo che avendo essa ancora vinto oggi lo copre di calunnie, di infamie e di crimini inesistenti. Ma la storia futura e i popoli si vendicheranno di tante offese e menzogne. Il capitalismo a 54 anni dalla morte ha ancora paura di Stalin ed è per questo che continua a criminalizzarlo, ma ciò non impedirà ai popoli sfruttati e massacrati dagli interessi feroci del capitale di riconoscere nel pensiero e l’opera di Stalin una guida sicura e intransigente verso il socialismo. Il PCIML nella sua battaglia per costruire l’avvenire socialista fa propri gli insegnamenti di lotta di classe di Stalin e lo ricorda e addita al popolo lavoratore italiano con affetto e perpetua gratitudine, perché dopo la prematura morte di Lenin, Stalin è stato nella storia il primo e vittorioso costruttore del socialismo.
Oggi più che mai esiste la necessità storica di riprendere il cammino verso il socialismo. I nemici interni ed esterni del movimento operaio, asserviti agli interessi della classe padronale e corrotti dai privilegi che questa mette loro a disposizione per dissuadere i lavoratori dalla lotta di classe, dicono che le condizioni sociali sono cambiate e che non è più tempo di rivoluzione socialista, di conquista rivoluzionaria del potere politico da parte dei lavoratori e che bisogna accontentarsi dei miglioramenti conseguibili all’interno della società capitalistica. Insomma, migliorare il sistema di sfruttamento padronale, questa è la ricetta dei revisionisti. Non ci vuole molto per capire che chi sostiene ciò è un alleato e un venduto agli interessi della classe sfruttatrice. Noi marxisti-leninisti rispondiamo che i cambiamenti verificatisi nella società da quando Federico Engels nel lontano maggio 1845 pubblicò l’impressionante opera “La situazione della classe operaia in Inghilterra” non sono avvenuti in termini di liberazione di classe, cioè non sono cambiati il sistema e il potere capitalistico coi suoi drammatici mali sociali, anzi col ritorno del dominio assoluto dell’imperialismo sul mondo questi si sono enormemente aggravati, non è stato eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le condizioni di vita complessiva dei popoli della Terra sono paurosamente peggiorate. Basta un solo esempio per tutti: lo scienziato, compagno e Maestro Federico Engels diceva che o i comunisti avrebbero sconfitto il capitalismo e costruito il socialismo oppure il capitalismo avrebbe distrutto l’umanità intera con l’uso distorto e distruttivo delle risorse della Terra. Ed è quello che si sta puntualmente verificando con la compromissione dell’equilibrio biologico del Pianeta mediante lo sfruttamento selvaggio e irrazionale delle risorse ambientali, forestali e minerarie della Terra per alimentare sempre di più il fiume di profitti di cui ogni giorno ha sete il grande capitale nazionale e multinazionale.
Dunque il socialismo è di grandissima attualità: o il socialismo sconfiggerà il capitalismo oppure il capitalismo continuerà a distruggere l’umanità intera! Ma per distruggere il capitalismo c’è bisogno di un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, cioè di un nuovo Partito Comunista bolscevico e questo oggi è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è un Partito marxista-leninista di ferro, guidato da quadri rivoluzionari di professione e di provata fede, costruito sui principi del centralismo democratico, fermamente ancorato ai principi di classe e rivoluzionari del marxismo-leninismo e che ha come unico obiettivo la preparazione della rivoluzione socialista che effettuerà il passaggio del potere politico dalla classe padronale a quella lavoratrice per costruire la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. Questo è il gravoso, ma possibile, compito storico del PCIML. Noi, a differenza dei trotskisti, dichiariamo che anche oggi è possibile costruire il socialismo in un solo paese e che collettivizzati i mezzi di produzione ogni popolo, neutralizzate le ingerenze degli stati capitalistici avversari, può essere autosufficiente nei suoi bisogni di vita e di sviluppo sociale. Naturalmente l’allargamento progressivo del mondo socialista e la divisione del lavoro e della produzione all’interno di questo favorirà e accelererà uno sviluppo maggiore per tutti i popoli interessati. In Italia la ripresa del cammino verso il socialismo è possibile immediatamente e non c’è da perdere altro tempo.
La difficoltà reale è quella di far capire alle masse lavoratrici italiane che i partiti riformisti e revisionisti dell’attuale sinistra borghese e di regime padronale che governano lo Stato e il regime economico capitalistico sono nemici dichiarati del potere politico della classe lavoratrice e della costruzione della società socialista. Un vero partito comunista che vuole costruire il socialismo non và mai a gestire il potere e lo Stato capitalistico che deve sconfiggere e nel momento in cui i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani vanno a gestire il potere di sfruttamento delle masse popolari che dovrebbero annientare significa chiaramente che essi sono passati dall’altra parte della barricata, hanno tradito il mondo del lavoro e la sua prospettiva socialista e devono essere isolati e sconfitti allo stesso modo dei nemici di classe. Dobbiamo anche prendere pienamente coscienza che nulla hanno a che fare con la lotta di classe per il socialismo tutte quelle organizzazioni extraparlamentari revisioniste - come l’ultima nata dalla scissione di Rifondazione ad opera del revisionista, oppurtunista e trotskista Marco Ferrando e che ha preso il nome di Partito Comunista dei Lavoratori -, riformiste, movimentiste come i no-global, pacifiste, rivoluzionaristiche, anarchiche, eccetera, perché sono tutte condizionate dalla cultura borghese, non posseggono la cultura della lotta di classe del proletariato, non hanno come obiettivo la costruzione della società socialista e finiscono sempre per essere, direttamente o indirettamente in buona o cattiva fede, strumento di sopravvivenza della società capitalistica. Una cosa è il movimentismo riformista piccolo-borghese e un’altra cosa è la lotta di classe per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo.
I principi, la cultura e ogni attività politica dei coerenti marxisti-leninisti sono lealmente e concretamente contro le guerre di espansione, di aggressione, di occupazione, di sottomissione e di sfruttamento di paesi e popoli da parte delle potenze imperialistiche. Dall’inizio della storia umana le guerre sono servite solo agli stati a regime economico e politico padronale per espandere il proprio potere, per appropriarsi delle ricchezze altrui e per disporre di nuovi mercati dove collocare le proprie merci. A pagare l’enorme prezzo di morte, di ferite, di amputazioni, di malattie, di massacri cruenti ed inimmaginabili, di fame e di dolore lacerante delle guerre sono state sempre e unicamente le masse lavoratrici dei vari paesi, mandate al fronte per scannarsi reciprocamente. Ecco perché oggi, più che mai, il proletariato di tutti i paesi della Terra dev’essere unito contro le guerre scatenate dalla classe capitalistica dei vari stati e dalle varie potenze imperialistiche. Nell’ambito dell’internazionalismo proletario il PCIML è totalmente solidale coi popoli che lottano per l’indipendenza e la sovranità nazionale e per l’autodeterminazione. In modo particolare attualmente ci sentiamo al fianco della dura ed impari lotta di liberazione che stanno eroicamente conducendo i popoli dell’Afghanistan, dell’Iraq e della Palestina contro l’occupazione e lo sfruttamento dell’imperialismo americano, europeo ed israeliano. A questi popoli aggrediti e sottomessi noi questa stamattina inviamo un fraterno saluto di viva e partecipata solidarietà. Storicamente senza distruggere il sistema capitalistico e la sua espansione imperialistica non è possibile neppure distruggere le guerre periodiche. Sconfiggere il mondo socialista costruito nel ventesimo secolo serviva all’imperialismo per ritornare a dominare il mondo senza contrasti. La lotta al terrorismo è solo un ignobile pretesto per imporre il dominio politico, economico e militare dell’imperialismo americano ed europeo sul resto del Pianeta. La guerra non distrugge il terrorismo, ma lo alimenta ulteriormente, così come dimostra l’attuale guerra in Medio Oriente, peraltro scatenata per mettere le mani sulle immense risorse minerarie di quei paesi!
Per il sistema economico capitalistico l’industria bellica è uno dei suoi settori industriali produttivi più redditizi a cui non può rinunciare per sopravvivere. Gli armamenti sono una merce qualsiasi che producono profitti e difendono la sopravvivenza del sistema di sfruttamento capitalistico e i milioni di morti che provocano costituiscono il tributo di sangue che l’umanità sofferente deve pagare alla classe padronale sfruttatrice e assassina. Responsabili della sottomissione e dello sfruttamento dei popoli attraverso la guerra sono i governi del sistema capitalistico ed imperialistico. In Italia sono responsabili parimenti i governi di centrodestra e di centrosinistra, che alternativamente governano l’infame sistema capitalistico di sfruttamento della classe lavoratrice e di dittatura sociale. E lo sono tutti i partiti sostenitori delle due coalizioni: Alleanza Nazionale, Forza Italia, U.D.C., Lega Nord, Margherita, Verdi, l’Italia dei Valori, Democratici di Sinistra, Socialisti Democratici Italiani, ecc. Sono responsabili allo stesso modo anche i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani che governano gli affari economici e militari del capitalismo italiano e dell’imperialismo occidentale e usurpando la parola comunista ingannano i lavoratori e le masse popolari definendosi partiti di governo e di opposizione sociale. Il mantenimento e il finanziamento di missioni militari all’estero al seguito degli Stati Uniti e della Nato ne sono una prova inconfutabile. Il PCIML chiede al governo italiano di liberare il nostro territorio da tutte le basi americane e di uscire dalla Nato, anche perché un paese neutrale ha la possibilità di lavorare meglio e concretamente per costruire un’era di pace e corre meno rischi di essere attaccato militarmente. Da Napoli và tutta la nostra solidarietà di marxisti-leninisti e di lotta di classe al popolo di Vicenza, impegnato nella dura battaglia contro l’allargamento della base militare americana.
La lotta alle cause economiche che generano le guerre è e può essere solo di natura politica e di classe. Per questo motivo affermiamo che il pacifismo non serve a sconfiggere le guerre, perché esso è di natura borghese – che nasce e opera come componente del sistema capitalistico, che è la causa di ogni guerra - e non si propone di eliminare la causa scatenante delle guerre, cioè il capitalistico stesso, che con le guerre accumula nuovi e giganteschi profitti.
L’avanguardia della classe lavoratrice italiana, pur lavorando attivamente all’interno del movimento di lotta complessivo delle masse lavoratrici del nostro paese, sul piano organizzativo e di indirizzo della lotta sindacale deve prendere le distanze sia dai sindacati di regime borghese - quali sono tutti quelli attualmente esistenti, riferibili al centrodestra e al centrosinistra e che fanno propria la politica sindacale padronale del compromesso e della concertazione con le categorie imprenditoriali e col governo – e sia dal sindacalismo movimentista di base che, purtroppo, non ha una piattaforma sindacale e politica di classe e deve, detta avanguardia, lavorare alla crescita del già costituito Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani, avente come sigla S.C.L.I.. Che è l’unico sindacato di classe oggi esistente in Italia che ha l’obiettivo statutario di battersi contro ogni politica di compromesso e di concertazione della classe lavoratrice con la classe padronale – perché, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, l’esperienza ha ampiamente dimostrato che la vergognosa politica del compromesso e della concertazione serve unicamente ai padroni e al loro governo per poter meglio sfruttare e nel tempo i lavoratori mitigandone i fervori rivendicativi –, di lottare sul terreno della contrapposizione di classe per conquistare ai lavoratori migliori e più dignitose condizioni di vita e di impegnarsi al fianco del PCIML per avvicinare la sconfitta storica del sistema capitalistico, la conquista del potere politico da parte dei lavoratori e l’avvio della costruzione della società socialista. La classe operaia, coi suoi gravi problemi esistenziali, non è scomparsa, come cercano di convincerci gli scribacchini lautamente e interessatamente pagati dal capitale, anzi è aumentata, solo che il padronato è riuscito a dividerla nel processo produttivo, sicché alla grande fabbrica è subentrata una miriade di piccole aziende, ma la sua potenzialità rivoluzionaria è rimasta intatta.
Per gli interessi delle masse lavoratrici e popolari oggi la situazione di governo capitalistico dell’Italia è drammatica. Una statistica dello stesso Stato padronale ci rivela che ogni anno in Italia solo il 50% della ricchezza prodotta và alla classe lavoratrice, che rappresenta la quasi totalità della popolazione, mentre l’altro 50% và alla esigua minoranza della classe padronale. Inoltre, la classe lavoratrice è costretta a versare nelle casse dello Stato l’80% delle imposte a fronte del misero 20% della classe ricca: questa è la dimostrazione più ignobile e vergognosa della disparità delle condizioni di vita nella società capitalistica! Per gli interessi presenti e futuri dei lavoratori, le coalizioni politiche ed elettorali di centrodestra e centrosinistra sono uguali, assieme a tutti i partiti che le sostengono e senza eccezione alcuna, nella difesa spregiudicata degli interessi del capitalismo nazionale e delle multinazionali. Esse gestiscono lo stesso sistema sociale e i medesimi interessi della classe capitalistica. L’Europa imperialistica unita con l’accentramento dei più importanti poteri economici, militari e politici nazionali – tanto è che l’indipendenza e la sovranità nazionale dei singoli stati sono state enormemente ridimensionate – e con l’introduzione dell’euro ha fortemente peggiorato le condizioni di vita delle masse popolari, ciò a tutto vantaggio dei profitti delle multinazionali; la Finanziaria 2007 del governo di centrosinistra ha spostato una ricchezza di circa 40mila miliardi di vecchie lire dalla classe lavoratrice alla classe padronale nazionale ed internazionale, in modo particolare mediante il cosiddetto debito pubblico, dove gli interessi si sono mangiato chissà per quante volte l’effettivo capitale iniziato prestato, debito che è diventato come una sanguisuga avvinghiata alle miserie da sfruttare sino in fondo delle masse popolari italiane, allo stesso modo del debito dei paesi sottosviluppati nei confronti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e delle altre istituzioni finanziarie sovranazionali, dove “poche lire” sono servite agli imperialisti per arricchirsi sulle miserie, sulla fame e sulle malattie dei popoli del terzo e quarto mondo: quanta violenza, quanta disumanità e quanta calcolata e feroce malvagità del capitale assassino verso i popoli della Terra; l’ulteriore annunciata riforma peggiorativa e in modo progressivo delle pensioni, l’aumento costante delle tasse e dei bisogni di vita quotidiana, la diminuzione del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, la precarietà del lavoro - quando c’è, naturalmente! - l’aumento e l’imbarbarimento dello sfruttamento dei lavoratori nelle aziende hanno gravemente peggiorato le condizioni di sopravvivenza delle masse lavoratrici e popolari italiane. Ci sono tutte le condizioni storiche affinché i lavoratori occupati, disoccupati e pensionati prendano coscienza della situazione, abbandonino i partiti e i sindacati borghesi e si adoperino per costruire una vera alternativa politica e sociale nel nostro paese e questa alternativa presente e futura si chiama PCIML. Non vi sono altre alternative credibili e fattibili per vivere un’esistenza più umana e dignitosa oggi per noi e domani per le nuove generazioni.
L’ultima e cocente delusione ricevuta dal popolo lavoratore italiano, che nel 2006 ha votato per il centrosinistra, è sicuramente l’ulteriore spostamento al centro del già centrista governo Prodi. Pur di rimanere a galla questo governo della falsa sinistra ex democristiana, riformista e revisionista ha persino rinnegato una parte del suo programma elettorale ed ha chiesto a componenti dell’ex centrodestra di sostenerlo promuovendo una scandalosa campagna acquisti in settori politici estranei finanche alla cultura politica del centrosinistra. E’ un’operazione di potere che ci riporta con la mente a quelle più squallide compiute nel passato dai governi democristiani, pentapartiti e di salute pubblica. E’ uno scandalo politico del tutto estraneo alla cultura e ai comportamenti della sinistra storica italiana. Ed è particolarmente scandaloso che a tale operazione di snaturamento verso il centro ex democristiano della coalizione partecipino felicemente anche i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani per non perdere il potere e i privilegi accordati loro dallo Stato capitalistico!
Intanto tutti quei lavoratori e cittadini che in buona fede hanno pensato di votare per “il male minore” del centrosinistra – che però minore non è, in quanto è lo stesso male di sostegno alla sopravvivenza del sistema capitalistico in contrapposizione alla costruzione della prospettiva socialista – ora si trovano governati anche “dal male maggiore” rappresentato dal sostegno dato al governo da alcuni personaggi dell’ex centrodestra.
Il PCIML partecipando alle elezioni borghesi e puntando ad avere degli eletti e potendo così unificare la lotta di classe condotta nel sociale con quella nelle istituzioni avrebbe maggiore possibilità di successo nella rivendicazione di importanti conquiste sociali, come: il diritto al lavoro o al salario garantito per tutti; la reintroduzione della scala mobile; l’assistenza sanitaria totalmente gratuita e adeguata alle diverse esigenze; il pieno e gratuito diritto allo studio di ogni indirizzo e grado; il diritto alla casa, anche attraverso la reintroduzione di un equo canone adeguato alle reali possibilità economiche delle famiglie lavoratrici e pensionate; il blocco delle privatizzazioni e la gestione pubblica dei beni e dei servizi territoriali e nazionali; una legge severa per la sicurezza sul lavoro; l’abrogazione della legislazione sulla precarietà del lavoro e sul nuovo disumano caporalato; l’approvazione di una legge che umanizzi i rapporti di lavoro e di produzione nelle aziende industriali, agricole e commerciali; eccetera.
Il PCIML, che si ispira integralmente ai principi del marxismo-leninismo, combatte ogni forma di estremismo e di settarismo nella lotta politica. Lenin scriveva ed insegnava che l’estremismo è una malattia infantile del comunismo da combattere e sconfiggere. Difatti la classe lavoratrice del braccio e della mente potrà fare la sua rivoluzione, conquistare il suo potere politico e costruire la sua superiore società prima socialista e poi comunista solo attraverso un autentico e coerente Partito Comunista di classe e rivoluzionario che conquistandosi la stima e il consenso delle grandi masse lavoratrici e popolari le guiderà alla vittoria rivoluzionaria sull’odierna dittatura capitalistica. In Italia nella sinistra extraparlamentare esistono varie organizzazioni politiche estremistiche e settarie, come il maoista PMLI di Firenze, che ha adottato l’astensionismo elettorale come strategia politica e che, per tanto, ci attacca disgustosamente, peggio dei nemici di classe, quando avendone le possibilità organizzative partecipiamo alle elezioni borghesi. Cio quando l’astensionismo scelto come strategia politica è contro l’esperienza storica del marxismo-leninismo.
Occorre subito chiarire che il nostro Partito partecipa alle elezioni borghesi giammai per andare a gestire il sistema capitalistico - come fanno i falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti Italiani e loro simili - che dobbiamo abbattere con la rivoluzione socialista, ma unicamente, proprio come fecero il Partito Comunista bolscevico nel 1912 in Russia e il PCd’I nel 1924 in Italia, per portare la lotta di classe e rivoluzionaria anche nelle istituzioni del nemico di classe, allo scopo di combattere pure da quella barricata ideologica e politica per ottenere il miglioramento immediato delle drammatiche condizioni di vita quotidiana della classe lavoratrice e delle più vaste masse popolari del nostro paese e per avvicinare l’epopea della rivoluzione socialista. I coerenti marxisti-leninisti sanno bene che con le elezioni borghesi non si conquista il socialismo, infatti esse non servono a cambiare il sistema economico dominante, ma solo a scegliere chi deve governarlo nell’interesse della classe padronale!
Il significativo risultato elettorale ottenuto dal PCIML nelle elezioni politiche suppletive del 1994 nel piccolo collegio elettorale di Napoli-Ischia, 6,9% dei voti validi, e in quelle politiche del 1996 nel vasto collegio senatoriale della regione Campania, circa 1% dei voti validi, dimostra senza ombra di dubbio che nel nostro paese esiste una consistente parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva pronta a votare e sostenere un coerente Partito Comunista di classe e rivoluzionario che sin da questo momento si batte per costruire la prospettiva del socialismo. Anche perché oggi il PCIML è l’unica rappresentanza politica di classe e coerentemente comunista esistente nella società italiana.
Inoltre, l’elezione di compagni nelle istituzioni borghesi costituirebbe pure per il Partito una utile fonte di finanziamento, perché, com’è nella rigorosa tradizione dei partiti marxisti-leninisti, gli eletti al momento della candidatura sottoscrivono una delega notarile con la quale autorizzano il Partito a incassare ogni sua spettanza di carica ricevendo mensilmente in cambio uno stipendio stabilito dagli organismi dirigenti del Partito stesso. I comunisti eletti non vanno nelle istituzioni per percepire l’elevato stipendio o per beneficiare dei privilegi borghesi che la carica gli attribuisce, bensì per svolgere il loro impegno di lotta di classe in quell’ambito. Con tale finanziamento il Partito potrebbe meglio e più incisivamente sviluppare la sua attività politica. Ai compagni e agli elettori tutti diamo appuntamento alle prossime competizioni elettorali per portare i veri rappresentanti degli interessi delle masse popolari nelle istituzioni, ma l’impegno politico centrale e prioritario del PCIML rimane la costruzione della prospettiva socialista sin da questo momento.
Le brigate rosse, come le diverse forme di violenza settaria e terroristica, sono la totale negazione del marxismo-leninismo, del Partito e dei compagni marxisti-leninisti. Esse non hanno proprio nulla a che vedere con la dottrina comunista, con il marxismo-leninismo e con la lotta dei popoli per la conquista del socialismo, anzi spesso si sono dimostrate un utile strumento dei piani della classe borghese per criminalizzare e reprimere i diritti e le rivendicazioni sociali delle masse lavoratrici e per limitare o sospendere le libertà democratiche. La vera storia dell’umanità la scrivono le grandi masse popolari, anche se spinte e organizzate dalle avanguardie rivoluzionarie! Infatti nei decenni passati, come nelle ultime settimane, sono bastate delle incriminazioni verso presunti “brigatisti rossi” per dare la possibilità al potere e all’informazione capitalistici di scatenarsi, attraverso speciali trasmissioni radio-televisive e giornali nazionali, contro la cultura comunista, i comunisti e tutti quelli che si oppongono all’attuale sistema sociale, contro la dittatura del proletariato, che altro non è che l’auspicato potere politico della ipermaggioritaria classe lavoratrice - potere oggi detenuto ed esercitato dalla esigua classe capitalistica sfruttatrice -, contro l’opposizione di classe e contro le giuste accuse e rivendicazioni verbali dei lavoratori sfruttati e mal pagati nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici e nei servizi sociali. Insomma, si utilizzano strumentalmente certe azioni settarie, naturalmente quando sono vere e provate e che comunque sono del tutto estranee alla lotta di classe, per processare e criminalizzare il mondo del lavoro, che lotta e rivendica diritti e dignità esistenziali negati.
I marxisti-leninisti non hanno proprio nulla da spartire con qualsiasi forma di violenza settaria. Smentiamo categoricamente i falsificatori di regime di questa nostra verità ideologica, storica e politica. In conseguenza di tali principi il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, in quanto coerente Partito Comunista marxista-leninista, condanna con estrema severità ideologica e politica ogni propaganda e ogni azione delle cosiddette brigate rosse e di organizzazioni simili, ma nel contempo esprime piena e fraterna solidarietà umana e di classe a tutti quei compagni e lavoratori innocenti e ingiustamente accusati di crimini mai pensati e commessi. Non accettiamo e rispediamo al mittente ogni forma di criminalizzazione della lotta politica e sociale del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Sono i marxisti-leninisti e l’intera classe lavoratrice a lottare per costruire una nuova società di vera uguaglianza e giustizia sociale, mentre il potere e la classe capitalistici, che vivono di sfruttamento del lavoro altrui, sono maestri e portatori di violenza d’ogni genere. La lotta per il socialismo passa anche e necessariamente attraverso la sconfitta, oltre che del revisionismo, del movimentismo e dell’opportunismo, della violenza settaria dei gruppi estremistici, le cui azioni favoriscono la sopravvivenza dell’odierno e disumano ordine sociale fondato sulla barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Oggi il PCIML è ancora un piccolo partito, ma ha un grande obiettivo: costruire il socialismo nel nostro paese. Anche il Partito Operaio Social Democratico Russo, poi Partito Comunista bolscevico, quando fu fondato nel 1898 era piccolissimo, ma col lavoro di Lenin e di Stalin divenne quel grandioso Partito Comunista che fece la Rivoluzione d’Ottobre, che avviò la costruzione di una nuova era di libertà e di vera giustizia sociale per l’umanità, che costruì il socialismo nell’Unione Sovietica e che, attraverso la politica dell’internazionalismo proletario, contribuì in modo determinante alla formazione del mondo socialista. Al contrario, un grande partito, com’era l’ex PCI revisionista prima e riformista dopo, privo di una formazione marxista-leninista non serve alla causa del socialismo, anzi ne diventa un nemico, come lo è l’attuale partito dei Democratici di Sinistra. Solo un Partito autenticamente di classe e rivoluzionario, cioè leninista e stalinista, può guidare la classe lavoratrice alla rivoluzione e al socialismo, tutti gli altri sono alleati e sostenitori dello Stato e della dittatura capitalistici. Oggi il compito primario del PCIML è quello di far crescere la coscienza di classe nelle masse lavoratrici, perché solo così può alimentarsi l’esercito dei combattenti per il socialismo. Certamente è un compito difficile in una società dominata dalla cultura e dall’informazione stampa-radio-televisiva capitalistica e dalla pesante ingerenza del potere temporale del Vaticano, ma è la strada che dobbiamo percorrere se vogliamo avanzare verso la meta del socialismo. Insomma, l’uomo nuovo và costruito sin da questo momento!
Stamattina siamo qui anche per promuovere la crescita organizzativa del Partito, necessaria sia per incrementare il lavoro di costruzione della prospettiva socialista sia per porre le basi di una più consistente partecipazione alle prossime competizioni elettorali. Per affrontare questo enorme lavoro occorrono nuovi militanti e nuovi dirigenti. I risultati possono venire dall’apertura e dall’attività di nuove Cellule e Sezioni del Partito. I compagni che credono nella missione storica del nostro Partito non devono far mancare il proprio impegno di militanza e di lavoro politico. Dobbiamo essere vicini alla classe lavoratrice che soffre i mali della società capitalistica e dobbiamo lavorare nelle realtà sociali sui problemi reali della gente, più ci impegniamo e più consensi raccogliamo alla nostra battaglia per il socialismo. Dobbiamo sforzarci di pensare e agire da veri militanti e dirigenti del Partito, dobbiamo essere fieri e orgogliosi di appartenere al Partito di Lenin e di Stalin e di lavorare per il socialismo. Il realismo delle difficoltà non deve mai fiaccare, ritardare o, peggio ancora, fermare il nostro lavoro, dobbiamo trovare stimolo a proseguire nel sacrificio di quei martiri che donarono la vita per difendere la sopravvivenza della Comune di Parigi, le conquiste della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e per annientare e seppellire il nazifascismo.
Avanti compagni, l’avvenire è nostro, sappiamocelo conquistare, facciamoci onore. Abbiamo un debito verso quanti sino ad oggi sono morti per la nobile causa del socialismo, esso consiste nel proseguire la loro opera sino alla vittoria finale e per tale obiettivo non sarà mai troppo quello che faremo. Avanti nel nome di Marx, di Engels, di Lenin e di Stalin, avanti nel nome del socialismo e del comunismo, avanti nel nome dell’uguaglianza economica e sociale che, dopo circa cinquemila anni di storia dell’umanità, i popoli sfruttati e repressi della Terra ancora rivendicano. Evviva il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista!
Napoli, 3 marzo 2007.