venerdì 16 novembre 2007

RISPOSTA A DEI COMPAGNI

Cari compagni,
ogni “persona storica” rappresenta un patrimonio di idee e di vita vissuta, assumerne come riferimento una anziché l'altra significa fare una scelta di acquisizione di idee e di esperienza vissuta. Marx, Engels, Lenin e Stalin rappresentano una concezione dialettica e storica del mondo profondamente diversa da tutti gli altri pensatori e protagonisti della storia umana. L'opera di Stalin, unitamente a quella del Partito Comunista bolscevico, ha consentito il raggiungimento della costruzione del socialismo realizzato in Unione Sovietica superiore al 90% di tutte le attività sociali - stabilito che il livello di costruzione di una società socialista si misura proprio dal livello raggiunto di collettivizzazione dell'economia e di tutte le attività sociali di un paese, dove la socializzazione al 100% determina la fine di ogni passata forma di sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo e realizza il passaggio dalla società socialista a quella comunista -, cosa che non è avvenuto in Cina - con appena circa il 5% della collettivizzazione raggiunta prima che Mao venisse spodestato dai revisionisti -, né a Cuba né altrove. Sia Mao che Che Guevara nell'immaginazione collettiva, in particolare giovanile, rappresentano una visione “sentimentalistica”, per le loro gesta eroiche, della realtà storica e dei processi per cambiarla, comunque non coerente col marxismo-leninismo, seppure dobbiamo grande rispetto umano per il sacrificio di vita del Che.
Innanzi tutto per i marxisti-leninisti il soggetto politico è solo il Partito comunista di classe e rivoluzionario, fondato sul centralismo democratico, dove l'istanza organizzativa inferiore è sottoposta a quella superiore, è guidato da rivoluzionari di professione e la sua influenza politica sulle masse dev'essere unicamente di classe e rivoluzionaria e più che dalla quantità dei militanti si misura dalla qualità della sua natura marxista-leninista, questo anche per evitare infiltrazioni revisioniste, opportuniste, movimentiste, anarcoide, eccetera che potrebbero costituire la base di altre future sconfitte del socialismo realizzato per il quale combattiamo. Il Partito non dev'essere inquinato da elementi incoerenti rispetto ai principi strategici e tattici del marxismo-leninismo ed è sul suo programma politico e sulle sue giuste battaglie sociali che deve costruire il consenso della classe lavoratrice e delle più vaste masse popolari.
Per la costruzione della fase rivoluzionaria e della prospettiva del socialismo per i marxisti-leninisti non esistono “tre strade”, bensì una sola, quella del Partito di stampo leninista e stalinista. Ogni altra strada, è storicamente dimostrato, è perdente e non porta al socialismo, perché è tutta interna al sistema capitalistico e ne favorisce persino la sopravvivenza: la rivoluzione e la conquista del potere politico alla classe lavoratrice possono essere opera solo del Partito marxista-leninista! Il Partito Comunista bolscevico ebbe “lo spazio necessario” e la forza di fare la rivoluzione e di costruire il socialismo, dipende dal gruppo dirigente, dal programma, dalla strategia e dalle azioni politiche che si mettono in campo. E’ chiaro che per fare questo occorre un Partito che abbia un vasto consenso popolare, che dev’essere costruito. Si ha una fase rivoluzionaria quando convergono due fattori: la situazione sociale oggettiva di crisi di espansione del capitalismo, in cui lo sviluppo delle forze produttive è bloccato, e la preparazione e disponibilità soggettiva della classe lavoratrice a conquistare il potere politico. Purtroppo quella attuale non è una fase rivoluzionaria, ma è quella in cui i marxisti-leninisti hanno il compito di forgiare l’arma della futura rivoluzione socialista in Italia, cioè il Partito di classe e Rivoluzionario di Lenin e Stalin. Non sempre i processi storici possono essere forzati né serve a sperimentare strade già sconfitte dalla storia, come il movimentismo del ’68, quello del ’77 e l’attuale no-globalismo. Certo, dobbiamo batterci per difendere le conquiste democratiche realizzate sino ad oggi con inenarrabili sacrifici del movimento operaio, per migliorare le condizioni di vita delle masse popolari, per opporci alla violenza istituzionale dello Stato capitalistico e del suo potere politico oggi di centrodestra e centrosinistra - compreso i falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti italiani, del Partito comunista dei lavoratori, eccetera – e per lavorare alla prospettiva della rivoluzione e del socialismo, ma dobbiamo farlo con l’arma di un coerente Partito di classe e rivoluzionario e all’interno della battaglia più generale per costruire la società socialista. “La piazza” se non è guidata da un autentico Partito di natura bolscevica non fa veramente paura al sistema, è una fiammata che a breve o lungo andare non lascia traccia, viene facilmente metabolizzata dal sistema dominante, anche attraverso l’inglobalizzazione - con la forza del potere, dei soldi e dei privilegi da poter elargire a piene mani – dei suoi dirigenti che non posseggono una coscienza rigorosamente marxista-leninista, così come è avvenuto per i dirigenti di tutti i movimenti interclassisti e populisti che abbiamo avuto sino a questo momento.
Sul settarismo bisogna capire bene cosa si intende per esso, perché Lenin diceva che prima di unirsi bisogna delimitarsi bene dai revisionisti e dai falsi rivoluzionari, anche perché il movimento comunista e operaio nazionale e internazionale in futuro non può permettersi altre sconfitte, come quella subita nel ventesimo secolo a partire dal XX congresso dell’U.R.S.S.. Lottare uniti sì, ma su quale base e per quale prospettiva? Anche perché attualmente i marxisti-leninisti hanno il dovere di trasmettere alle masse un’immagine propria e diversa da tutti gli altri e ciò è possibile solamente con la coerenza e la strategia del marxismo-leninismo: occorre, finalmente, eliminare dall’immaginario collettivo il convincimento sbagliato, ma indotto dalle tante ammucchiate revisioniste, opportuniste e movimentiste, che “tanto sono tutti uguali”. Bisogna pure prendere le distanze e criticare quelle posizioni del sindacalismo di base che si ritiene autosufficiente per cambiare la situazione presente e che disdegna la necessità della presenza del Partito di classe e rivoluzionario. Noi siamo convinti che il problema della guida delle lotte del proletariato prima che sindacale, che è altrettanto importante, sia politica. “il predominio del Capitale” non si contrasta efficacemente e persistentemente coi movimenti, bensì col Partito rivoluzionario della classe lavoratrice. Smettiamola di diffondere l’illusione, specialmente tra i giovani, che i movimenti possano portare alla sconfitta del capitalismo, stabilito anche che in genere essi non mettono in discussione il criminale ordine padronale, sono antiglobalisti e non anticapitalisti e quello che più preoccupa è che in genere sono anticomunisti, allo stesso modo dei capi del ’68, del ’77 e di oggi, basta ascoltare il signor Casarini e gli onorevoli Caruso e Agnoletto che hanno trovato degna accoglienza nel partito falsamente comunista della Rifondazione!!!
Noi, per la nostra stessa natura ideologica e politica, che con modestia cerchiamo di applicare coerentemente i principi del marxismo-leninismo, d’altronde come deve fare ogni Partito marxista-leninista, non siamo un Partito di massa, ma di classe. Conseguentemente e in una fase che non è rivoluzionaria siamo ancora un piccolo partito e abbiamo delle Cellule in varie regioni. Non iscriviamo facilmente un compagno se non dopo averlo conosciuto e sperimentato bene sul piano ideologico e del lavoro politico.
Restiamo disponibili per qualunque confronto con voi e in ogni possibile circostanza, naturalmente nell’ambito della piena autonomia politica e operativa del nostro Partito.
Saluti fraterni e comunisti.