venerdì 16 novembre 2007

E’ RITORNO AL FASCISMO, CONTINUA LA VIOLENZA DI STATO!

Ma cos’è il fascismo? E’ una forma di governo politico-militare della società capitalistica. Il capitale a secondo della conflittualità di classe esistente nel corso della sua attività di sfruttamento delle masse lavoratrici e di accumulazione di nuovo capitale impone alla società la forma di governo che maggiormente agevola il suo lavoro di rapina e di accumulazione della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice. Nella lunga storia del dominio del capitale sul lavoro i lavoratori del braccio e dell’intelletto hanno conosciuto e subito molte forme di governo del capitale, il fascismo è una di queste. Naturalmente esistono forme di governo capitalistico cosiddette democratiche, autoritarie o militari, per l’esperienza della lotta di classe in Italia possiamo dire che il fascismo include tutte e tre le definizioni mostrandosi una volta più cedevole e tollerante verso le rivendicazioni e le esigenze di vita delle masse lavoratrici e popolari sfruttate, in un’altra circostanza repressivo e in una diversa situazione feroce. Cambia la forma di governo col suo livello di repressione, ma non l’attività di sfruttamento e di schiavizzazione sociale del capitale.
All’inizio del ventesimo secolo, dopo la vittoria della Rivoluzione Socialista d’Ottobre in Russia, la costituzione dell’Unione Sovietica, la nascita e la crescita della Terza Internazionale, il Biennio Rosso delle lotte operaie e dell’occupazione delle fabbriche al nord e specialmente in Piemonte e la paura della rivoluzione socialista e la conquista del potere politico da parte della classe proletaria anche in Italia, il capitalismo industriale, agrario e bancario sovvenzionò e impose alla monarchia il regime fascista, che condusse una spietata repressione contro la classe lavoratrice, assaltò, incendiò e sciolse le Camere del Lavoro, mise fuori legge i sindacati operai e i partiti di opposizione, istituì i tribunali speciali, promulgò le leggi speciali e assassinò migliaia di antifascisti, innanzitutto comunisti.
Dopo la sconfitta del nazi-fascismo nel 1945, la vittoria della Repubblica nel 1946 e la promulgazione della nuova Costituzione borghese nel 1948, il compito di garantire la continuità del potere economico capitalistico e dello sfruttamento del lavoro passò a una nuova forma di governo e di repressione sociale, quella democristiana, liberale, repubblicana, socialista, socialdemocratica e più avanti, a partire dal 1978, anche con l’apporto dell’ex PCI, che avanzava senza vergogna sulla strada dello sfruttamento e della repressione capitalistica. Per imporre gli interessi del grande capitale nazionale e multinazionale i vari governi a maggioranza democristiana, 1946-1993, usarono le Forze dell’Ordine per reprimere le lotte operaie e le rivendicazioni giovanili non meno che durante il ventennio mussoliniano, perché lo Stato, il potere politico e il sistema economico e sociale erano rimasti di natura capitalistica, o meglio perché i mezzi di produzione erano ancora saldamente nelle mani dei privati, in quanto nel passaggio del potere politico dal fascismo mussoliniano a quello democristiano e soci non c’era stata alcuna rivoluzione socialista e il potere statale era rimasto fermamente nelle mani della classe padronale.
Il grande capitale - con la sua potenza economica sfruttata e sottratta alla classe lavoratrice, con la sua capacità di corruzione economica, con la sua disponibilità di privilegi, compreso quelli istituzionali, da distribuire nel suo incessante lavoro di corruzione economica, morale e sociale, con l’asservimento di certi cultori alla ricerca disperata di soldi e indegna ribalta, con la proprietà e l’utilizzo dei mezzi di informazione e di formazione della coscienza popolare e col sostegno di regime che gli viene dal potere religioso – come una talpa svolge costantemente il suo lavoro di divisione e di assoggettamento degli avversari politici e sindacali di classe. Così la Cgil abbandona quel minimo di sindacalismo di classe che aveva espresso in passato e fa propria la politica del compromesso e della concertazione sindacale coi governi del capitale e con la razza padrona a danno degli interessi dei lavoratori, dei pensionati e delle intere masse popolari e il PCI si trasforma vergognosamente in partito difensore del capitale e dello sfruttamento del lavoro delle masse lavoratrici. Poi il partito maggioritario della DC viene travolto – assieme agli ex alleati di governo come il PLI, il PRI, il PSDI e il PSI – dal sistema di corruzione di Stato denominato Tangentopoli e il suo compito di governo dei padroni viene assunto e assolto prima da Forza Italia, coi suoi alleati di centrodestra, e poi dai diessini, ex PCI, con la coalizione di centrosinistra, dove confluiscono pure, e senza ritegno, i falsi e rinnegati partiti definitisi impropriamente comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani.
Ultimamente la destra capitalistica ha assunto la denominazione di Partito della Libertà, mentre la sinistra capitalistica quello di Partito Democratico: due partiti che sono pressappoco simili nelle idee politiche, nella cultura padronale e nella difesa dello Stato e dei profitti del grande capitale contro gli interessi e le aspettativi delle masse sfruttate e represse nelle aziende dai padroni e nella società dal potere politico dominante. Oggi, come durante il ventennio fascista e l’oltre quarantennale regno democristiano & soci, la dannata razza padrona, sfruttatrice e rapinatrice del lavoro sociale, è garantita e difesa nella sua funzione predatrice e di arricchimento alternativamente dal Partito della Libertà, guidato dal capitalista più ricco d’Italia Silvio Berlusconi, e dal Partito Democratico, capeggiato dall’ex falso comunista Walter Veltroni. Possiamo dire che il sistema politico italiano si è semplificato in peggio, siamo passati da una repubblica borghese parlamentare a una monarchia parlamentare, dove anziché di uno abbiamo due monarchi che governano alternativamente gli sporchi interessi del capitalismo nazionale e multinazionale, cioè gli affari dei potenti banchieri, industriali e agrari, ciò mentre il popolo italiano soffre sempre di più la fame, la disoccupazione, la precarietà del lavoro, l’ecatombe dei morti sul lavoro, la mancanza di ogni prospettiva di miglioramento sociale, specialmente per i giovani, e la repressione legislativa e poliziesca. Inoltre, lo Stato capitalistico italiano diventa sempre maggiormente militare e guerrafondaio con le sue missioni di guerra all’estero al seguito dei governi degli Stati Uniti e della Nato e a salvaguardia degli interessi economici dell’imperialismo americano ed europeo.
Sono anche arrivati i tribunali e le leggi speciali per la spazzatura in Campania – dove lo Stato, col consenso unanime della maggioranza di destra e dell’opposizione della falsa sinistra, reprime con le Forze dell’Ordine chi si oppone alle discariche e ai bruciatori che inquinano l’ambiente, avvelenano i prodotti dell’attività agricola e mettono seriamente in pericolo la salute dei cittadini -, la sicurezza e la repressione degli emigrati extracomunitari, o meglio dei lavoratori di altri paesi della Terra, che affamati e perseguitati dai governi capitalistici sono costretti a lasciare la propria terra di origine alla ricerca di una possibilità di sopravvivenza. Possiamo affermare che oramai viviamo in una monarchia parlamentare dove i due monarchi cercano di accordarsi sulle controriforme legislative da approvare assieme per modificare e adeguare alle loro ambizioni di potere la Costituzione del 1948 e la legge elettorale per mantenere fuori dalle assemblee elettive parlamentari, regionali, provinciali e comunali e da quella europea quei partiti e quelle rappresentanze popolari che non si piegano ai voleri dei monarchi e al dominio di sfruttamento e di rapina del grande capitale. E sfidiamo chiunque a dimostrare che questo non è fascismo o completo ritorno al fascismo mussoliniano.
La storia della società padronale e della lotta di classe delle masse lavoratrici e popolari ci ha ampiamente dimostrato e insegnato che da questo infame sistema sociale di sfruttamento e di rapina del lavoro altrui il proletariato non può uscire fermandosi alla conquista della Repubblica e della Costituzione democratica e borghese, come avvenne nel nostro paese nel periodo 1946-1948, né tanto meno con le riforme o controriforme borghesi o con le elezioni borghesi, ma unicamente continuando la lotta di classe e attraverso la rivoluzione socialista, che sola può consentirgli di conquistare il potere politico e di avviare la costruzione della nuova società socialista. Deve anche trovare la capacità, il proletariato, di smascherare, isolare e sconfiggere, sul piano ideale e politico, i revisionisti della dottrina comunista, o meglio i mutilatori e i falsificatori dei principi di classe e rivoluzionari del marxismo-leninismo, i riformisti, i socialdemocratici, gli opportunisti, i trotskisti, i rivoluzionaristi, gli estremisti, i movimentisti, gli economicisti e i pacifisti, ovvero tutta quella ciurma di falsi comunisti, di traditori della prospettiva comunista e di demolitori del glorioso socialismo realizzato nel ventesimo secolo e deve, sempre il proletariato, sconfiggerli assieme alle loro inquinanti e devianti organizzazioni.
Tale obiettivo è raggiungibile solo con l’esistenza, la crescita e la guida di un vero partito di classe e rivoluzionario, ovvero marxista-leninista, qual’è, appunto, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi esistente in Italia. Occorre che i lavoratori del braccio e della mente del sud, del centro e del nord Italia la smettano di correre confusi e illusi dietro i partiti e i sindacati borghesi di destra, di sinistra e quelli falsamente comunisti e che si rendano finalmente conto che per sconfiggere il sistema, lo Stato e il potere politico capitalistico, per liberarsi storicamente dallo sfruttamento e dall’asservimento padronale, per conquistarsi la perduta dignità esistenziale, per garantire alle future generazioni una vita dignitosa e sicura nel lavoro, nei bisogni sociali e nel tempo libero, insomma per costruire la società socialista che tutto questo consente, è necessario e urgente che entrino a militare e lottare nell’unico e coerente Partito della Rivoluzione e del Socialismo, cioè nel P.C.I.M-L., nel Partito Comunista bolscevico dei giorni nostri, nel Partito così ideato e strutturato da Lenin e Stalin, il Partito dell’organizzazione di classe, della rivoluzione e della vittoria sulla barbarie della società capitalistica.

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Forio (Napoli), 2 giugno 2008.
La Segreteria del P.C.I.M-L.